lunedì, Ottobre 28, 2024
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Sull’automotive serve una transizione sostenibile

È necessario ripensare la transizione della filiera automotive per renderla sostenibile sotto il profilo ambientale, economico, sociale e industriale. È quanto indica la CNA in un documento che fotografa le dimensioni del settore e alcune proposte per sostenere un processo che impatta su migliaia di imprese.
La filiera italiana conta 111mila imprese e 542mila addetti comprendendo la produzione di veicoli, carrozzerie, componenti e accessori, le attività commerciali e le attività di riparazione manutenzione. Rilevante il peso delle micro e piccole imprese che rappresentano l’84% della componentistica, il 92% delle carrozzerie e il 97% della manifattura, quasi il 30% del fatturato e la metà degli occupati. Negli altri segmenti della filiera l’incidenza delle piccole imprese è ancor più consistente. Nel settore dell’autoriparazione, a esempio, le imprese con meno di 10 addetti sono il 96,4% del totale, rappresentano quasi l’80% degli addetti e contribuiscono al 64,7% delle vendite.
Le micro-imprese dell’autoriparazione forniscono, inoltre, un effetto moltiplicativo importante alla crescita di altri settori: esprimono il 77,2% degli investimenti in beni materiali realizzati all’interno del comparto e quasi il 64% degli acquisti di beni e servizi funzionali alla loro attività.
CNA sottolinea che per accompagnare la trasformazione tecnologica e produttiva della filiera sono necessarie:

  • Programmazione e gradualità, anche riconsiderando le opzioni tecnologiche disponibili in tema di mobilità sostenibile, inclusi sistemi di retrofit in grado di ridurre le emissioni dell’attuale parco circolante.
  • Sostegno agli investimenti, anche attraverso lo specifico utilizzo delle risorse derivanti dall’attuale tassazione del carbonio (es. ETS, ETS 2, CBAM, ecc.).
  • Sviluppo delle competenze, sostenendo i processi di formazione delle professionalità che il mercato richiede.
  • Sviluppo infrastrutturale, in linea con le esigenze connesse alla diffusione della mobilità elettrica evitando l’acuirsi di disomogeneità territoriali.
  • Avvio di strumenti di sostegno in grado di rendere coerente la spinta alla transizione tanto nell’offerta quanto nella domanda, orientando gli incentivi verso le migliori tecnologie disponibili sul mercato e allargando la platea dei fruitori.
  • Trasparenza, sinergia e collaborazione nei rapporti lungo la filiera, a partire dalla rimozione degli ostacoli per l’accesso alle informazioni tecniche delle case costruttrici, essenziali per operare in conformità agli standard richiesti.

Da ultimo, è quanto mai opportuno avviare un osservatorio permanente, che coinvolga in maniera effettiva e strutturata le categorie rappresentative dei diversi settori della filiera nella definizione di strategie, politiche, bisogni e soluzioni da qui al 2035.

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